Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso - Convento Santa Maria della Libera: ferie in Molise
Il Santuario dell'Addolorata, disposto secondo un orientamento Est-Ovest, è in stile neogotico e si inserisce nel filone dell'architettura italiana del Romanticismo in cui, il "Gothic Reviae" occupa un posto preminente. La facciata tricuspidale si inquadra tra due slanciati campanili con pinnacoli e bifore ogivali.
Presenta tre ingressi di cui quello centrale più grande rispetto ai laterali e maggiormente lavorato. L'uso della pietra locale lavorata a bugne, conferisce al complesso monumentale un interessante valore ambientale-paesaggistico. Il tetto è a strati sottili, di struttura in cemento armato e manto di copertura in rame.
Il santuario presenta un impianto planimetrico centrale con sette cappelle disposte a raggiera. La principale è quella centrale ed è di sette metri più profonda delle altre, alle cui spalle si può ammirare la statua dell'Addolorata che ha tra le braccia Gesù morente. Al centro si innalza la cupola emisferica in cemento armato, alta 54 m sormontata da una lanterna; internamente ad essa sono presenti dei mosaici con figure di santi.
Lungo il tamburo principale si aprono le finestre che illuminano direttamente la zona centrale, mentre le singole cappelle sono illuminate da strombature più piccole. L'interno delle cappelle è riccamente ornato di marmi preziosi così come è fastoso il pavimento in marmo policromo a motivi geometrici; inoltre vi sono le tele del pittore Trivisonno, raffiguranti i sei dei sette dolori di Maria Vergine, perché nella cappella centrale vi è il gruppo della Vergine e del Cristo morto già citato.
La chiesa, oltre alla ricca decorazione scultorea dei numerosi pinnacoli, delle cornici, delle ampie finestre e dei capitelli, è stata ornata dalle stazioni della Via Crucis di Marcello Scarano, dai numerosi mosaici che decorano le tre lunette dei portali, il tamburo della cupola e le cappelle, realizzati da Ferreri e Bacci di Pietrasanta, dalle tre porte bronzee con formelle che riproducono i Misteri del S. Rosario e la figura di Maria attraverso la rivelazione e la storia della chiesa.
Delle tre porte la prima a sinistra è stata realizzata dallo scultore Ettore Marinelli della fonderia di Agnone, quella centrale dallo scultore Urbano Buratti di Pietrasanta e l'altra dalla fonderia Mariani e Belfiore pure di Pietrasanta. Di Urbano Buratti è anche il gruppo bronzeo della Vergine e del Cristo morto, nel luogo delle apparizioni, opera di notevole qualità artistica.
Convento Santa Maria della Libera
Il convento, eretto nella borgata di Castellone, fu ultimato nel 1412 dai PP. Domenicani in due anni grazie all'offerta dei coniugi Giovannella del Molise e di Alberico Carafa.
Nel 1600 il convento subì un ingrandimento. Nel 1809 venne soppresso e nel 1861 venne restituito ai padri Domenicani. La fondazione della originaria chiesa risale alla stesso periodo della creazione del convento, ma, danneggiata dal sisma del 1456, fu restaurata nella sua globalità e riaperta al culto nel 1500, come risulta da una incisione del portale.
Nel 1506 fu terminata la costruzione del campanile. L'impianto rinascimentale è ampiamente modificato sia nel convento (il chiostro segnato da una serie di eleganti pilastri) che nella chiesa. L'elemento di maggior rilievo della chiesa è il portale principale a semplice trabeazione, con lunetta sovrastante a piano sesto.
Su disegno di Antonio Pierro, nel 1920 la facciata della chiesa venne rielaborata (al posto del rosone in ferro fu applicata una finestra, la cui vetrata ricorda l'episodio del ritrovamento della statua lignea della Vergine della Libera). L'interno è a unica navata rettangolare con cinque campate, dieci cappelle laterali e un modesto tetto absidale.
Di epoca precedente (sec. XII-XIV) sono i leoni in pietra che si trovano attualmente ai lati dell'altare settecentesco della chiesa. All'interno si conservano sculture, tele e affreschi di notevole pregio, come la statua lignea raffigurante la Madonna della Libera, scoperta nell'agro da un contadino nel 1412. Trattasi di una delle numerose copie in legno che S. Barbato fece eseguire nel 663 come ex-voto per la liberazione di Benevento dall'assedio di Costanzo.
Altra statua presente è quella della Madonna donata da don Antonio Rocco.
Nel convento, importanti sono i due refettori. In quello minore, sulla parete frontale all'ingresso, c'è l'affresco di "S. Domenico" che moltiplica il pane per i suoi frati; nel refettorio maggiore, un'ampia sala con volta a botte, la parete di fondo è occupata da un enorme affresco con "l'Ultima Cena", che reca la data del 1686 e nome dell'autore, Nicola Fenico da Campobasso, che firmò anche una tela, "Madonna fra Santi", nella chiesa del convento.
Tra i dipinti ci sono anche la "Madonna di Costantinopoli", la "Madonna col Bambino e Santi", di Pasquale Capua, datata 1612 e la tela di "Pio V in trono in atto di benedire" del 1686. Paolo Saverio Di Zinno fu l'autore della statua lignea di S. Vincenzo Ferrer.
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