La Sfilata dei carri di Larino: tradizioni del Molise

Buoi in corsa durante la CarreseLa Carrese risale all'842 quando, secondo la tradizione, il popolo larinese, il 26 maggio, riuscì a impossessarsi delle reliquie di San Pardo, morto e sepolto a Lucera, trasportandole a Larino. I carri trasmettono, sotto l'apparente e pacifica veste agricolo-pastorale, la memoria sublimata delle lontane primavere sacre, durante le quali i giovani figli dei Sanniti si allontanavano in cerca di nuove terre e di nuova vita.

Affermano le fonti (Documento del Vescovo Tria di Larino), che la processione dei carri fino al sec. XVIII era in realtà una gara di velocità tra i buoi, come tuttora accade nella vicina San Martino in Pensilis, con la quale veniva tramandato il ricordo della precipitosa fuga dei Larinesi.

Lo stesso canto dei carrieri, "la carrese", presenta infatti molte somiglianze con l'omonima canzone popolare diffusa nella zona; un tempo, sotto le case dei parenti e degli amici, i cantori larinesi intonavano "Tocca, carriere mije, su carre d'ammore".

Sono oltre cento (in numero comunque variabile) i carri addobbati con fiori e rami d'olivo e trainati da buoi che nei tre giorni dedicati alla festa sfilano per la città in onore di S. Pardo, vescovo del Peloponneso, le cui spoglie furono trasportate a Larino undici secoli fa.

I carri sono suddivisi nelle due tipologie tradizionali: "a Capanna" (i più antichi), "trionfali" (i più recenti). Il corteo processionale, nel pomeriggio del primo giorno festivo, si reca nella località detta Monte Arona per prelevare la statua di San Primiano, martire larinese; i fedeli ritornano in città a buio ormai inoltrato, rischiarato da torce e fiaccole luccicanti nella notte.

Nel giorno successivo i carri vengono allineati dinanzi al Duomo e, dopo la benedizione, ha inizio la solenne processione per tutto l'abitato intonando il canto tradizionale della "Carrese": "mò che u hiore cade e spunta u frutte,/ caudamme nuje Maria, madre di tutte..."; l'ultimo dei carri porta i sacri resti di San Pardo, mentre su ognuno dei timoni viene collocato un ramo d'olivo in simbolo di pace. Infine, l'ultimo giorno, l'effige di San Primiano viene riportata nel suo eremo e, a coronare e a concludere il triduo, si svolgono i festeggiamenti all'aperto con il consueto e festoso accompagnamento di cibi e bevande.

Nella celebrazione si possono notare molti simboli del mese di maggio; il più eclatante è la presenza dell' "albero di maggio", rappresentato da un grosso ramo di ulivo che, solo per il giorno 26, viene innalzato sui carri arricchito di prodotti caseari.
 

I Misteri di Campobasso

Un carro durante la Sagra dei Misteri di CampobassoRicorre nel mese di giugno una delle manifestazioni più conosciute al di fuori della regione: la Sagra dei Misteri. Da oltre due secoli e mezzo, angeli, diavoli, madonne e santi, sospesi nel vuoto, sfilano per le vie di Campobasso. Le attuali macchine dei Misteri furono ideate dallo scultore campobassano, Paolo Saverio Di Zinno (1718-1781), intorno al 1740. Di Zinno studiò un'armatura verticale su piattaforma di legno, da portare a spalla, che avrebbe retto dei bambini su sapienti diramazioni, mentre alla base si sarebbero collocati gli adulti.

Si suppone che i Misteri, commissionati da tre Confraternite della città, sfilarono per la prima volta per le vie di Campobasso nel 1748. I 18 Misteri venivano custoditi a gruppi di 6 nelle tre maggiori chiese campobassane: S. Antonio Abate, S. Maria della Croce e S.S. Trinità (la cattedrale).

Con il terremoto del 26 luglio 1805 andarono distrutti molti edifici e molte chiese; tra queste la chiesa della S.S. Trinità e quella di S. Maria della Croce e insieme ad esse alcuni dei Misteri ivi custoditi. I Misteri distrutti furono: la SS. Trinità, il Corpo di Cristo, la Madonna del Rosario, San Lorenzo, Santo Stefano, Santa Maria della Croce. Da allora sfilarono sempre in 12 fino a quando, nel 1959, i fratelli Tucci costruirono un tredicesimo Mistero, su un disegno attribuito al Di Zinno: il SS. Cuore di Gesù.

La sfilata che si svolge oggi a Campobasso ha caratteristiche identiche a quelle del 1748. Nel giorno del Corpus Domini, tutte le persone che devono interpretare i vari personaggi, compresi i bambini, si danno appuntamento nei locali in via Trento, dove i Misteri sono attualmente custoditi.

Lì convergono anche i portatori, più di 200 e le bande musicali. I personaggi si vestono, vengono aiutati ad arrampicarsi sui rami metallici e vengono imbrigliati con cinghie alle strutture. Apre la sfilata S. Isidoro, a seguire S. Crispino, S. Gennaro, Abramo, Maria Maddalena, S. Antonio Abate, l'Immacolata Concezione, S. Leonardo, S. Rocco, l'Assunta, S. Michele, S. Nicola, e il SS. Cuore di Gesù.

Alle dieci in punto si apre il cancello, il caposquadra grida "scannètt allèrt" e al battere, per tre volte, della canna palustre sulla base, i portatori sollevano il Mistero che, come per incanto, prende vita e comincia a ondeggiare. La banda attacca il motivo, sempre lo stesso da anni, e i Misteri attraversano la Campobasso antica, sfiorando i balconi, si fermano, sostano e riprendono a ondeggiare ritmicamente tra migliaia di persone che fanno da ala al loro passaggio.

Le strade percorse dalla sfilata sono le principali del centro abitato: via S. Antonio Abate, via Ferrari, via Mazzini, via Umberto I, via Cavour, corso Bucci, corso Vittorio Emanuele II, via Petrella, via Regina Elena, via De Attellis, via Trieste, via Milano, via Torino, via Marconi, via S. Antonio Abate. Intorno alle 13.00 in piazza Municipio il corteo riceve la solenne benedizione del Vescovo per far rientro, sempre sfilando, nei locali dove sono conservati.

Data la grossa partecipazione popolare alla manifestazione, la concomitante presenza di una fiera nelle strade del centro e la chiusura al traffico del centro abitato è obbligatoriamente sconsigliato l'uso delle autovetture, che nel giorno della manifestazione invadono anche le vie periferiche della città.

Nello stesso giorno si svolge una fiera, attesa tutto l'anno dai Campobassani e dagli abitanti dei paesi nell'hinterland, nell'area del vecchio campo di calcio in via Monsignor Bologna, con venditori ambulanti provenienti da tutta Italia.