Luoghi di fede e di interesse turistico: le Vie della Madonna
Il nostro viaggio alla scoperta di Maria inizia significativamente al Santuario dell'Addolorata di Castelpetroso. Nel 1888 due contadine videro una donna coperta da un manto viola che offriva il figlio morto al cielo. Sul petto il cuore addolorato trafitto da sette spade.
Era il 22 marzo, e da allora il luogo, divenuto fonte di spiritualità e miracolo, è cresciuto nella fede al messaggio di sofferenza offerta al Padre in riscatto dei peccati dell'umanità. In quel tempio, interamente costruito in pietra e ricoperto di rame dagli artisti scalpellini molisani, nel 1995 si inginocchiò Giovanni Paolo II, donando alla statua una corona del rosario, consolidando un legame affettivo già avviato dai soldati polacchi che contribuirono alla realizzazione di una delle 7 cappelle che compongono la costruzione neogotica.
Per chi ama il romanico e la leggenda non può perdere una visita alla chiesa di Santa Maria della Strada a Matrice. L'edificio è uno dei cento costruiti in una notte dal Re Bove, per sfuggire alle grinfie di un diavolo con cui aveva ingenuamente patteggiato.
In effetti sono molte le chiese romaniche a conservare una effigie di un bove. Tra le tante andiamo a visitare le artistiche Chiese di San Giorgio a Campobasso e a Petrella Tifernina, dove il calore della fede si eleva dalle antiche colonne.
All'ombra delle querce, di origine quattrocentesca, il Santuario della Madonna della Libera a Cercemaggiore ospita l'ordine dei domenicani nell'annesso convento. La tradizione racconta del ritrovamento, nel 1412, di un'anfora con la statua lignea bizantina di una Madonna in atteggiamento orante che produsse miracolose guarigioni.
Anche il Basso Molise ha una forte venerazione verso la Madonna. A Campomarino il ritrovamento di un quadro ligneo fu la causa della erezione della cappella campestre del dedicata alla Madonna Grande (XIII secolo).
Montenero di Bisaccia segue una simile dinamica, ma è a Casacalenda, nel Santuario diocesano della Madonna della Difesa che si intrecciano maggiormente segni prodigiosi, legati ad un prezioso "Tesoro" , risalente al 1881, che doveva trovarsi in contrada Difesa. Nel giorno del Corpus Domini, Pasquale Melfi e Maurizio di Genova erano nella contrada per far pascolare dei maiali. Giunti nei pressi di un pero i suini scappano impauriti da un bue bianco che sparisce in un cespuglio.
È questo l'inizio di sogni e presunte visioni che consigliano ed esortano il popolo a scavare in quella zona alla ricerca di un tesoro. Sono molte le testimonianze e le titubanze che conducono ad uno scavo, indicato in sogno da Giuseppe de Biasio nel 1896.
Nel sogno una donna lo esorta ad andare a scavare per trovare, sotto una pietra, scheletri di uomini e un altare. Anche il figlio Nicola ebbe sogni ancora più chiari in cui la donna, che lasciava intravedere di essere la Madonna, lo esortava ad andare in quel luogo. Gli scavi, stimolati dalla curiosità e dalla speranza di trovare il tesoro annunciato, ma anche sorretti dalla fede popolare, fecero venire alla luce un altare, le gradinate, gli scheletri e la pietra scolpita.
In un secondo momento furono ritrovati una pila di acquasantiera e pezzi di muro che, quasi sicuramente, erano i resti di una chiesa distrutta dal terremoto del 1456. La volontà popolare interpretò quei segnali come il desiderio della Madonna di un tempio in suo onore.
Tra tante difficoltà iniziarono i lavori e nel 1896 il vescovo Bernardino di Milia diede il consenso per la costruzione di una cappella rurale dal titolo di Maria "Auxilium Christìanorum". La statua della Madonna che si ammira nella chiesa è velata, anch'essa, da un mistero.
Commissionata all'artista fiorentina Amalia Duprè, in un primo momento fu scolpita secondo l'ispirazione della scultrice. Ormai pronta, si racconta che l'artista sognò la Madonna in un atteggiamento particolare, diverso dall'opera che aveva prodotto.
La colpiva la profonda amorevolezza con cui la Madre teneva il figlio sulle ginocchia, questo le diede nuova ispirazione per la statua che oggi si venera, carica di un grande senso di spiritualità.
La Madonna "Ausiliatrice", soccorritrice di tutti i suoi figli, ecco il senso delle apparizioni di Casacalenda. La statua giunse in paese la quarta domenica di settembre tra il giubilo dei fedeli.
La prima opera della Duprè si conserva nella chiesa madre.
La Chiesa dell'Annunziata di Venafro fu consacrata nel gennaio del 1386, costruita grazie all'opera di diversi confratelli della "Fraterna dei flagellanti", tutti originari della stessa Venafro. La struttura della chiesa è stata modificata più volte nel corso dei secoli; un primo ampliamento, ad esempio, fu effettuato nei primi ani del 1600, sino ad arrivare a quella definitiva risalente alla metà del XVIII secolo.
Nella facciata della Chiesa di oggi si riconoscono i segni della prima costruzione, soprattutto dalle pietre che compongono il prospetto che era rivolto verso destra, rispetto a quello odierno, e era molto più basso, quasi la metà. Tutte le pietre della facciata, infatti, provengono da edifici romani ed in particolare dal teatro. Il portale doveva essere di forma rettangolare ed era sormontato da una lunetta semicircolare, di cui rimane traccia ben visibile nel lato destro dell'attuale ingresso.
Come già accennato sopra, nel corso del XVII secolo, grazie a lavori che durarono diverse decine di anni, la Chiesa è stata completamente trasformata, con un ampliamento della navata, la costruzione ex novo di un campanile e la realizzazione della cupola rinascimentale - sicuramente tra le più interessanti di tutta la Regione - che rimane la parte architettonica di maggiore valore.
Con l'ampliamento del Seicento, gli elementi portanti e decorativi del portale antico sono stati integrati da componenti in marmo e, nella stessa epoca, fu realizzata la rappresentazione dell'Annunziata sull'altare maggiore, richiesta dal Vescovo Ladislao d'Aquino.
La facciata venne modificata in altezza e nella parte superiore venne aggiunta una pregevole cornice con forme ellittiche di diverse dimensioni. Negli anni 1757-58 si conclusero invece le decorazioni esterne ed il ciclo di affreschi dedicati alla Madonna.
Lo spazio interno si sviluppa in forma rettangolare con tre cappelle per lato; al centro, il grande affresco della Madonna nella Gloria dei Santi, di grande effetto visivo, grazie anche all'assenza di arcate centrali e dal gioco di luci che, dando l'effetto di risalire verso l'alto, sembrano contrastare la spinta verso il basso della copertura. L'organo della Chiesa fu realizzato nel 1784 dal maestro organaro Abbate della città di Aiola.
Nel 1771 invece furono aggiunte sugli altari le pitture su tela dell'artista Giacinto Diano. La prima contiene le immagini di S. Lucia, S. Biagio, S. Pietro e la Madonna del Carmine.
La seconda è dedicata alla Croce con S. Francesco Saverio e S. Ignazio. La terza, infine, è dedicata S. Anna, con la Madonna Bambina, S. Giuseppe e S. Giovanni Battista. Di grande pregevolezza anche la tavola del Cinquecento del Matrimonio mistico di S. Caterina d'Alessandria.
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