Le Carresi del Basso Molise: feste e tradizioni locali
È indubbiamente maggio il mese che con la sua rinascita primaverile e la forte valenza simbolica nel rinnovo del ciclo della vita porta le manifestazioni tradizionali più arcaiche.
Ad Acquaviva Collecroce, agli inizi del mese, gira per le strade del paese "'U maje", un uomo interamente coperto di rami intrecciati, fiori e altri vegetali che si ferma a ogni uscio cantando delle strofette benauguranti ricevendo sulla testa degli abbondanti spruzzi d'acqua seguiti dal ringraziamento dei padroni di casa.
Le corse dei carri nel Basso Molise (Portocannone, San Martino in Pensilis, Ururi), appartengono al medesimo e antichissimo ciclo rituale della rinascita primaverile e dell'approssimarsi del raccolto, al quale la comunità affida le sue speranze di sopravvivenza.
Sono celebrate in varie forme tra marzo-aprile-maggio-giugno: "la trasformazione della natura procurava stupore e sgomento, specialmente l'inverno che causava la morte della natura stessa. Da qui la necessità di una celebrazione per resuscitarla (feste di maggio-giugno) o l'opportunità di altri riti (marzo-aprile) per spronare le forze cosmiche a ritrovare il loro vigore" (Cavallaro).
La ricorrenza delle manifestazioni in due paesi di origine albanese potrebbe far supporre una provenienza del rito dall'altra sponda dell'Adriatico; in realtà, numerose testimonianze confortano la teoria di un'origine autoctona e addirittura Sannitica, del complesso cerimoniale.
La corsa che si svolge a Ururi è forse collegata all'istituzione della festa della Croce in legno di Gesù, croce portata in Italia da Sant'Elena. La fase della preparazione più sentita è quella della sera della vigilia quando viene intonato il canto della carrese, tramandato oralmente dai cantori.
La Carrese ha come protagonisti i cavalieri, i buoi, i carri e due (talvolta tre) partiti contrassegnati dai rispettivi colori: il bianco-celeste per i Giovani, il giallo-rosso per i Giovanotti e, quando presente, il bianco-verde per la Cittadella. Ai partiti viene affidata la manutenzione dei carri (a due ruote e con un'unica stanga), e soprattutto la preparazione dei buoi, animali da corsa che non vengono mai impiegati negli usuali lavori agricoli.
L'appartenenza all'uno o all'altro partito è più spesso un'opinione che una realtà urbanistica; motivi affettivi o di semplice identificazione ideale (e non necessariamente sociale) sottintendono alla scelta. Le regole per la partenza dei carri si distinguono nelle tre località in cui si svolgono le Carresi.
A Ururi il giorno della corsa, i carri si recano davanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie dove, nel silenzio più assoluto, viene data la benedizione ai buoi, ai carrieri e ai cavalieri. Successivamente i carri, seguiti dai sostenitori, si avviano alla partenza, dove si dispongono in ordine di merito, secondo l'arrivo dell'anno precedente, ad una distanza di 20-25 m l'uno dall'altro.
La corsa inizia a 4 km dal paese (masseria Pantoni) e termina sullo spazio antistante alla chiesa S. Maria delle Grazie. Il carro che giunge per primo in paese è obbligato a seguire il percorso di via del Piano e via Tanassi, di 19 m, più lungo rispetto a un altro percorso che, invece, possono scegliere di seguire gli altri carri.
L'aria è carica di tensione: l'ansia si legge sui volti dei partecipanti e anche i buoi sembrano avvertire l'importanza della gara; essi sono trattenuti da un gruppo di persone che li lasciano andare solo al "via". È il momento più spasmodico: i buoi scattano in maniera furibonda e la campagna si riempie di grida e incitamenti.
I carri corrono verso il paese dove tutti attendono con ansia; la gente assiepata lungo le strade, pronta a spostarsi velocemente al passaggio dei contendenti, incita i buoi e i carrieri, mentre altri seguono la corsa dai balconi, dalle finestre e dai tetti. Vince il carro che per primo imbocca con metà timone via Commerciale, vicolo che conduce alla chiesa di S. Maria delle Grazie.
Il giorno successivo il carro vincitore ha l'onore di trasportare il SS. Legno della Croce di Gesù per le vie del paese.
Restando sempre nella zona, a Larino si conserva la più antica manifestazione molisana: La Carrese. La tradizione vuole che la festa si debba far risalire al lontano anno 842, quando i larinesi entrarono in possesso delle reliquie di San Pardo, custodite a Lucera.
Proprio al santo sono dedicati i carri, riccamente decorati rispettando tipologie costruttive consolidate, trainati da buoi che sfilano nei giorni del 25, 26 e 27 maggio. Alla manifestazione larinese, così come a quella di San Martino in Pensilis, è legato un canto popolare, la "laudata", che nei suoi versi e nella sua struggente melodia rappresenta un reperto folklorico di chiaro valore scientifico.
Allontanandoci dal Basso Molise, ma restando sempre nel mese di maggio, a San Giuliano del Sannio, paese a pochi chilometri da Campobasso, viene messa in scena una vera e propria parata militare che scorta il patrono San Nicola, condotto in processione attraverso il paese.
"La parata dei fucilieri" di San Giuliano, è un rito giovane che si fa risalire all'entrata dei garibaldini nel 1860 nel paese, ma che col tempo ha assunto il contenuto simbolico di allontanare il male con i numerosi colpi sparati ripetutamente lungo tutto il tragitto della processione. I fucili, naturalmente, sono d'epoca.