Testimonianze dell'Oriente - Segni della fede, antiche Cattedrali e Concattedrali
Nel Molise perdurano ancora diversi dialetti e tradizioni nei paesi di origine albanese. Gli Albanesi arrivarono nella seconda metà del XV secolo guidati dal principe Giorgio Castriota Skanderbeg, che aveva ricevuto in dono alcuni territori del basso Molise da Ferdinando II d'Aragona, in cambio di un suo aiuto contro Giovanni d'Angiò.
A Portocannone spicca la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, costruita nei primi anni del XVI secolo dal popolo albanese. Una sola navata con tre altari, risalta al suo interno il battistero ottagonale e il quadro della Madonna di Costantinopoli, verosimilmente portati con sé dagli albanesi dalla terra patria.
Ad Ururi invece ecco la Chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Per scampare al dominio turco, che avanzava verso i Balcani, nel XV secolo gruppi Ikavo di dialetto Stokavo emigrarono in Molise. Gli slavi sono presenti a San Felice del Molise (Sti Filic) in cui si conserva la venerazione orientale a Santa Maria di Costantinopoli del XVI secolo. Nel suo interno 16 piccole tele dei Misteri del Rosario di epoca settecentesca. Proseguendo giungiamo a Montemitro (Muntimiter) abbarbicato intorno alla parrocchiale di Santa Lucia.
Poco lontano Acquaviva Collecroce (Kruci): una visita alla splendida chiesa Santa Maria Ester, di stile Barocco-rococò per ammirare tele e statue finemente ornate quali "l'Addolorata", "S. Maria Ester", "S. Michele Arcangelo", il "Martirio di S. Biagio", la "Madonna del Carmelo", nonché le due statue di S. Michele e dell'Immacolata, opere del Di Zinno.
La navata centrale più alta è coperta a volta e termina con cupola ottagonale che copre l'abside; le navate laterali sono divise in tre cappelle delimitate da colonne a pilastri quadrangolari con basamento in pietra, coperte a cupola e raccordate con archi a tutto sesto.
La facciata principale è volta verso l'antico borgo e la posteriore verso la piazza del nuovo abitato; ambedue le facciate sono tripartite con paraste in pietra che corrispondono alle tre navate interne. Nella facciata principale si apre un bel portale con fregi ornamentali simmetrici in pietra e nella parte più alta si apre un finestrone cieco.
Segni della fede, antiche Cattedrali e Concattedrali
La città di Larino, situata su di una dolce collina, è conosciuta per i suoi reperti e siti archeologici dell'epoca romana. Sede vescovile, conserva una stupenda cattedrale degli inizi del XIV secolo intitolata a San Pardo, patrono della città. Tre navate - a capriate quella centrale, a crociere costolate quelle laterali - accolgono lo spirito devozionale del popolo.
La facciata, stupenda da ammirare nei giochi di luce mattutini, rivela, oltre all'ampio portale strombato con il timpano, un maestoso rosone con archivolto sopra colonne pensili. All'interno troviamo tracce di affreschi del '300 e un'Annunciazione del '500 di scuola napoletana, sormontata da un'arcata rinascimentale.
Scendendo da Larino e seguendo il corso del Biferno, ecco Guardialfiera, antica sede vescovile. Santa Maria Assunta, oggi parrocchiale, domina l'abitato, quasi come una "guardia". Lo stile lombardo del secolo dodicesimo sopravvive in molti frammenti di motivi ornamentali. Di particolare interesse la "porta santa".
Lasciamo l'artistico borgo antico di Guardialfiera e, attraverso i moderni ponti, giungiamo a Limosano, un'altra sede episcopale del passato. Il complesso della chiesa di Santa Maria Assunta si trova nella parte meridionale del centro del paese. Lo stato attuale deriva da una serie di trasformazioni della chiesa primitiva.
Il corpo centrale si articola in un quadrilatero amplissimo. L'interno è a navata unica con ridotte cappelle laterali ricavate tra i muri che reggono gli arconi a tutto sesto sui quali si imposta la volta a botte con unghie in corrispondenza delle finestre. Abbandoniamo Limosano per spostarci, sempre seguendo il Biferno, a Bojano.
Patria dei Sanniti Pentri, come ricorda Tito Livio, fu fondata, secondo la tradizione, dal "Ver Sacrum", la Primavera Sacra. La fervida religiosità della cittadina e l'importanza di un tempo sono testimoniate dalla presenza della sede episcopale, dedicata a San Bartolomeo apostolo, santo protettore della città e della Diocesi di Campobasso-Bojano.
Un terremoto, secondo alcuni documenti, demolì la primitiva cattedrale nel 1456. Fu ricostruita nel luogo attuale nel 1513, su di un'antica basilica di cui i moderni ritrovamenti hanno messo in luce alcune sezioni, che si possono osservare insieme ad altri reperti sacri custoditi nella chiesa.
Ma la più antica sede vescovile molisana, risalente ai primi secoli del cristianesimo è quella di Sepino. Nel municipio romano, di cui sono ammirabili gli scavi di Altilia, ci sono le chiare tracce di una basilica vescovile.
Oggi Sepino è un felice paese posto sotto lo sguardo amorevole di Santa Cristina, a cui è dedicata la chiesa parrocchiale, un tempo sede del vescovo.
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