Le Ceramiche artistiche e terrecotte - Coltelleria e Acciaio Traforato
In Molise, l'arte della ceramica ha radici antiche: il primo nome di ceramista molisano risale all'Alto Medioevo, ma bisogna arrivare alla fine del Trecento per avere notizie più certe.
È in questo periodo, infatti, che alcuni monaci benedettini cominciarono a lavorare la pasta terrosa di buona qualità, esistente in varie zone dell'Alto Molise. Da qui, la lavorazione dell'argilla si estese a tutta la provincia di Isernia. La produzione di ceramiche e terrecotte molisane era notevole e di buona qualità.
Oggi esse si possono ammirare nei migliori musei nazionali. La produzione di ceramiche è tradizionalmente legata alla produzione della fabbrica dei Duchi D'Alessandro di Pescolanciano (metà sec. XVIII), di cui è documentata l’analogia a quella di Capodimonte, mentre la produzione di terracotte semplici, smaltate e decorate, è stata da sempre legata a fabbrichette locali impegnate nella fornitura di terraglie di uso domestico.
Oggetti in ceramica venivano lavorati anche a Guardiaregia e Campobasso: a Guardiaregia oggi la produzione è praticamente cessata, mentre a Campobasso, grazie alla passione di alcuni giovani artigiani, l'arte resiste e si realizzano ancora prodotti in terracotta (semplice, smaltata, decorata) e terraglia. Particolarmente interessante è la produzione nel circondario di Campobasso, Guardiaregia, Venafro dove sin dai tempi antichi operavano abili terracottai.
Coltelleria e Acciaio Traforato
Le origini di questa lavorazione affondano nella produzione di armi, molto fiorente in Molise a partire dal 1400. Nel 1750, un editto del Re di Napoli Carlo III, ne vietò la fabbricazione; gli artigiani furono perciò costretti a convertire la propria produzione, scegliendo la strada della coltelleria domestica e decorando artisticamente questo tipo di utensili.
In breve tempo, l'industria della lavorazione dell'acciaio divenne fiorente e i prodotti furono esportati fuori regione in tutta Europa. Gli anni d'oro dell'acciaio traforato si prolungarono fino al 1900, quando alla produzione artigianale si affiancò quella industriale: questo passaggio decretò il declino delle botteghe.
A Campobasso sono rimasti pochissimi artigiani che continuano a lavorare l'acciaio, creando oggetti d'uso quotidiano, ma di notevole valore artistico. A Frosolone, invece, la lavorazione dell'acciaio ha assunto una dimensione diversa, tralasciando la parte artistica e indirizzando la produzione ad attrezzi di uso quotidiano. Per la lavorazione di forbici e coltelli, effettuata nella fabbrica di Frosolone, le fasi sono molte, ma il lavoro dell'artigiano, peraltro indispensabile, viene supportato, anche se in modo marginale, dai macchinari.
Le modalità di lavorazione sono diverse per le forbici e i coltelli: per quanto riguarda le prime, le operazioni compiute sul materiale grezzo sono operazioni di foratura delle lame e sgrossatura delle coste, delle imposte e delle lame delle forbici stesse.
I coltelli vengono invece prodotti interamente a Frosolone, partendo dalla materia prima che è costituita da bandelle di acciaio delle dimensioni di centimetri 0,2. Alla tagliatura della striscia (o bandella) di acciaio segue la fase di tranciatura con la quale si ottengono lame e molle che assumono la forma e la lunghezza desiderata con l'aiuto di vari stampi.
Successivamente si passa alla foratura e alla fase di tempera delle lame e delle molle. Poi seguono le fasi di smerigliatura, che sono nettamente inferiori, come numero, a quelle delle forbici. Chiude il ciclo la fase di affilatura. Delle ventitre operazioni, nove sono svolte a macchina e ben quattordici a mano.